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domenica 24 ottobre 2010

Padre Marco Zaccaretti, Il gol di Dio nella mia vita

Anche Padre Marco si è ricordato del mio compleanno e così ci siamo sentiti. In questa occasione gli ho chiesto di mandarci qualche parola perché il cammino verso la sua ordinazione sia da noi accompagnato con maggiore intensità. Ecco la sua risposta.






Ciao Don Roberto,
mentre stavo pensando cosa mandarti, mi è venuto in mente che poco tempo fa ho ultimato la mia testimonianza vocazionale che sarà pubblicata, assieme alle altre dei miei confratelli, in un libro che uscirà proprio in concomitanza della nostra ordinazione.
Magari può servirvi per preparare la comunità a questo grande regalo che Dio sta per concedermi, senza nessun merito personale, ma che cercherò di accogliere nel miglior modo possibile, per servire la nostra amata Chiesa e tutti i fratelli.

Per il resto, questo periodo lo sto vivendo in modo molto sereno, un po’ alla giornata, cercando di compiere i miei doveri con amore. Ho già cominciato le lezioni della licenza in dogmatica (alla fine ho scelto questa specialistica, dopo vari tentennamenti su quale fare); le lezioni sono molto interessanti e soprattutto non mi portano via troppo tempo.
Il resto del tempo lo dedico a stare vicino ai giovani della nostra università europea, con i quali stiamo già cominciando le diverse attività ed incontri di formazione che la cappellania universitaria promuove per seminare i valori cristiani ed umani ai ragazzi. Proprio ieri siamo stati in Vicariato, a S. Giovanni, per l’incontro annuale con il Card. Vallini con le matricole delle università cattoliche di Roma.

Grazie a Dio che c’è la comunità, la quale è sempre un’oasi di pace dove poter respirare e riposare, soprattutto per ricaricare le pile ogni giorno per compiere la missione che Dio mi sta chiedendo.
Un abbraccio forte a tutti, anche al nuovo diacono Alessandro che spero di conoscere a metà novembre quando tornerò a Sesto.

Grazie di tutto! Rimaniamo sempre uniti nella preghiera.
Con stima ed amicizia, P. Marco, LC

Il gol di Dio nella mia vita

I primi anni

Sono cresciuto in una famiglia normale e molto unita; mia madre mi aiutava a crescere e maturare negli studi e nel rapporto con Dio. Mio padre, invece, ha contagiato a mio fratello e a me, la grande passione per il calcio. Tutti i luoghi erano buoni per giocare a pallone, con grande disperazione della mamma: la cameretta, l'oratorio, il campo sportivo. Come tutti i fratelli minori volevo imitare mio fratello maggiore Amedeo che giocava già a calcio in una squadra; un giorno mio padre, vedendomi con la maglietta da calciatore mi disse “Vuoi iscriverti anche tu alla scuola calcio come tuo fratello?” Io, con un gran sorriso, acconsentii subito. Da quel momento incominciai a sognare di fare il calciatore.


Sono stato sempre molto aperto e allegro; ho avuto sempre tanti amici con cui condividere le mie esperienze. Ero particolarmente estroverso e non potevo fare a meno della compagnia degli altri. Mille ne combinavo e altre mille ne avevo già in mente!
Mi piacevano tanto le feste in famiglia, ricordo con molta gioia che, a Natale, ci ritrovavamo tutti insieme, con gli zii, cugini, e i nonni. Era consuetudine aspettare la mezzanotte, andare a Messa e poi aprire i regali, che per noi era il momento più bello.

Ho frequentato la scuola materna ed elementare dalle suore: ero un po' birichino, molto vivace e, a volte, disubbidiente. Ricordo che una volta la suora, durante il mese di maggio, ci disse di mettere una statuetta della Madonna con dei fiori vicino al nostro letto, questa tradizione l'ho conservata per anni e la sera ci riunivamo a pregare tutti insieme nella mia  cameretta.

La domenica andavo a Messa con la mia famiglia e spesso facevo il chierichetto. Percepivo che la Messa era qualcosa di importante anche se non capivo pienamente tutto il suo significato.

Troppo calcio e poco studio

Gli anni delle superiori si possono riassumere così: “Troppo calcio e poco studio”. Gli allenamenti mi assorbivano tante ore pomeridiane; tornavo a casa alla sera stanco e cercavo di fare i compiti in quell'oretta prima di cena, lottando contro la stanchezza e il sonno. Neanche la domenica potevo studiare perché c'erano le partite di campionato.
Per i miei diciottanni ho voluto fare una bella festa a casa: ho invitato tutti i miei compagni di scuola, con i quali andavo molto d'accordo e tra balli e birra abbiamo passato la serata. Questi sono gli anni delle uscite con le prime ragazze e le simpatie ed amicizie con tante persone.

Dopo la maturità sono andato all'università a Varese e qui mi sono impegnato poco, ero sempre preso dagli allenamenti di calcio, in quanto giocavo in una squadra di “eccellenza”. Inoltre nei fine settimana con i miei amici del calcio, andavo spesso in discoteca e facevo le ore piccole.
Visto gli scarsi risultati accademici, accettai il consiglio della mia famiglia e decisi di trasferirmi all'università di Castellanza.

Quello “strano” senso di vuoto...

In quei mesi avvertivo un'insoddisfazione, per cui sentivo un senso di vuoto che desideravo colmare con qualcosa d'importante e che desse pienezza alla mia vita. Cerca di qua, cerca di là: non sapevo ancora cosa fare! Ne parlai con un sacerdote, il quale m'incoraggiò a guardarmi dentro per cercare la Volontà del Signore nella mia vita. Il trasferimento a Castellanza fece sì che incontrassi un compagno di studi che mi invitò a partecipare ad una missione di evangelizzazione, durante la settimana santa del 1999. Feci così un'esperienza molto profonda del Signore e cominciai ad impegnarmi di più negli studi e a recuperare il terreno superando i diversi esami.

All'epoca ero fidanzato con una ragazza, però non ero sicuro dell'autenticità del nostro rapporto, e per cercare una risposta a quel senso di vuoto in me, accettai la proposta di andare in Messico un mese, d'estate, a svolgere una missione di aiuto e di evangelizzazione nei paesini più poveri intorno a Città del Messico.

Un mese in Messico ha trasformato la mia vita!

Quest'esperienza mi aiutò tantissimo a crescere nella fede e nell'amore verso Dio ed il prossimo. Il contatto con il popolo messicano così semplice e generoso mi toccò il cuore: era incredibile vedere la grande gioia e la fede delle persone, nonostante le difficoltà della vita.
I momenti di preghiera ed il gruppo di ragazzi con cui condividevo le giornate, mi portarono a crescere nell'amicizia con Gesù e la Madonna. Gesù era diventato un vero Amico intimo del mio cuore e avevo scoperto la vicinanza e l'affetto di una Madre che conosce i segreti più intimi della mia anima.

Il cammino verso Gesù

Il Signore mi aveva dato una grazia speciale di conversione e questo fatto mi portò a cambiare un po' la mia vita: tenevo in ordine la mia cameretta, aiutavo la mamma nei lavori di casa, sentivo la necessità di pregare ogni giorno, cercavo di essere disponibile verso gli altri, andavo a Messa sempre più spesso nei giorni feriali.

Frequentavo un gruppo di ragazzi del Regnum Christi, con i quali condividevo un cammino spirituale attraverso i diversi incontri, missioni, ritiri e sani divertimenti.

Ad un certo punto mi sono chiesto: “Sarà che Dio vuole qualcosa di più da me?” Decisi di partecipare ad un corso di discernimento vocazionale a Roma durante l'estate del 2000, insieme ad altri ragazzi provenienti da diversi parti d'Italia. Che paura all'inizio di questo corso!  E se Dio veramente mi chiamasse a seguirlo?

Lottavo con me stesso e quindi i dubbi erano sempre più frequenti. Alla fine del corso pensai: “Meno male, non ho vocazione!” Non sentii nessun stimolo e desiderio di lasciare tutto per seguire Gesù. Una volta finito il corso, potei anche partecipare alla GMG a Roma con alcuni amici, dove però non mi sentivo pienamente in pace con me stesso.

Buio pesto....e poi una luce!

Quando ritornai alla quotidianità della vita, incominciai a percepire dentro di me, molti dubbi e un grande senso di insoddisfazione che non capivo, visto che avevo fatto il corso di discernimento per togliermi queste incertezze. Cosa fare?

Cercai di rifugiarmi nella preghiera e nel silenzio; spesso andavo in Chiesa per chiedere al Signore una luce che mi facesse capire che cosa volesse da me.

Mentre studiavo informatica nella mia stanza, ad un certo punto sentii una “voce” interna che mi diceva: “perché mi dai solo ritagli del tuo tempo e non fai felice né te e né Me, invece di darmi tutto te stesso?

In quel momento ho avuto la certezza morale che dovevo accogliere quest'invito ed entrai così in seminario il 23 settembre del 2000.

La gioia di fare la volontà di Dio

Quando ripenso a come Dio ha stravolto la mia vita, rimango senza parole e pieno di ammirazione verso il Suo modo di agire. Non avrei mai pensato di entrare un giorno in seminario! È proprio vera la frase del profeta Isaia che dice: le sue vie non sono le nostre vie ed i nostri pensieri non sono i suoi pensieri. Il Signore è capace di fare cose grandi in noi!

Sento nel cuore la gioia di star rispondendo al progetto di vita che Lui ha pensato per me, nonostante i miei difetti e limiti. Che bello svegliarsi ogni giorno sapendo di essere un umile strumento nelle Sue mani!

Mi sento infinitamente grato verso Dio perché so di aver ricevuto un grande Dono che allo stesso tempo è un Mistero pieno d'amore; confido nel suo aiuto e nella sua grazia per poter compiere ogni giorno la Sua Volontà con molto amore e gioia.

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