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sabato 29 dicembre 2012

Piccole luci per quanti ci circondano

La notte ristoratrice ci consegna un nuovo giorno. Colazione comunitaria con the, latte, caffè, biscotti e panettone. L'appuntamento è alle ore 9 per la preghiera, preceduta dalla Messa. Diciamo che abbiamo vissuto momenti di preghiera più curati e che, nonostante non siamo poliglotti, sappiamo distinguere una buona traduzione da una approssimativa. Ci viene proposto un pellegrinaggio sulle orme del beato Angelo Paoli, un carmelitano di origini toscane beatificato lo scorso anno e che è chiamato da sempre "padre dei poveri". Le sue spoglie mortali sono custodite proprio nella chiesa di San Martino perché presso la chiesa c'è il convento dove il beato è stato per 30 anni maestro dei novizi. Tuttavia coniugò questo prezioso incarico con un'instancabile opera di accoglienza dei poveri. Il pellegrinaggio, guidato da un sacerdote, ci porta a visitare l'ospedale di San Giovanni dove il beato Paoli ha servito i malati confortandoli con la testimonianza di un amore per l'Eucaristia e per il mistero della croce. L'itinerario si conclude al Colosseo che purtroppo non possiamo visitare.
 Ci dirigiamo allora verso il Circo Massimo, dove viene distribuito il cibo. Nonostante molti di noi abbiano esperienza di diversi incontri, la visione di centinaia di giovani in fila per il "pranzo" è impressionante. Dopo un iniziale scoramento ci mettiamo diligentemente in coda. Veniamo mossi dalla folla e giungiamo ai bancali della distribuzione. Menù: cannelloni ricotta e spinaci "caldi", panino, formaggino, yogurt, frutta, biscotti grisbì e bottiglietta d'acqua. Consumiamo i cannelloni sedendoci nel centro del grande spazio, una volta teatro di giochi e spettacoli. Mentre abbandoniamo la nostra sala da pranzo assistiamo a una scena raccapricciante: un giovane che con aria tra lo sorpreso e lo schifato prende i cannelloni e li mette nel panino. Viva l'Italia e il suo cibo!
Saliamo sull'Aventino per visitare Santa Sabina, la fatica si fa sentire e il passo è alquanto stanco. Cerchiamo dunque un bar per i consueti bisogni fisiologici e per un buon caffè. Decidiamo di prendere la metropolitana che ci porterà nei pressi della Città del Vaticano. Alle 18 infatti ci sarà la preghiera con Papa Benedetto. L'arrivare per tempo ci garantisce la possibilità di stare seduti e in una posizione che ci permette di seguire bene la celebrazione. Abbiamo anche il tempo di visitare il magnifico presepe, dono della regione Basilicata. Alle 18 puntuale arriva il Santo Padre. Il giro della piazza è simile a quello percorso per le udienze del mercoledì. Il canto introduce la preghiera. L'ascolto della parola, la preghiera d'intercessione, il silenzio introducono proprio le parole del Papa e di frere Alois. Intanto la piazza si costella delle luci dei flambeaux, come sapete strumenti scenosi ma anche pericolosi. Così quando Chiara decide di iniziare un rogo rischia di abbruciare lo sventurato pellegrino davanti, il quale evidentemente già pronto al martirio, non si scompone minimamente. Tutto questo mentre alle nostre spalle una "gentile" signora cambia tutte le parole dei canti, inducendoci all'inevitabile sorriso. Il pellegrino greco al nostro fianco, ogni 15 minuti circa si alza sulla sedia e fa una panoramica di tutta la piazza.
Il giungere dell'imbrunire porta con sé anche una brezza gelida, così le quasi 4 ore fermi non ci fanno apprezzare i 10 gradi che alle ore 19.30 caratterizzano il clima in questo fine dicembre romano. L'unico modo per scaldarci è trovare un posto dove consumare qualcosa di caldo al caldo. Finiamo nel più classico dei posti: il ristorante alla stazione Termini. Ognuno sceglie il suo menù e ridendo e scherzando è ora di tornare a casa. I frati ci chiedono di ospitare un nuovo amico che andrà ad arricchire la "stalla" dei ragazzi. Ci raduniamo per un breve momento di preghiera, ringraziamento per l'intensa giornata e richiesta di perdono per quelle relazioni poco custodite e per l'uso non corretto di linguaggi e cose. Alcuni avvisi per l'indomani e la proposta di vivere il pranzo di capodanno in un locale vicino a Santa Maria Maggiore.
I maschi attrezzano la doccia esterna che diventa un gioco per tutti. Nel frattempo, l'unica doccia della casa ha un guasto e solo l'intervento di Marco Mc Gyver ci consente di tamponare la situazione. In ordine sparso ci si sdraia sugli essenziali giacigli e ci si appresta ad affrontare una nuova notte. Nonostante la fatica anche questa sera la percezione più chiara è che ci è stata donata un'altra giornata da ricordare.

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