La sera del 29 settembre, in preparazione all'accoglienza del nuovo parroco don Luigi Ferè, abbiamo vissuto in Abbazia un tempo di ascolto di grande profondità e intensità. Quattro testimonianze per dire la fede che si lascia educare nella vita dei giovani, la fede che è matrice del prezioso servizio dell'insegnamento, la fede che è cuore della vocazione dell'essere genitori.
A distanza di qualche settimana vi ripropongo quelle riflessioni.
Ho partecipato per la prima
volta alla Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia: avevo solo 18 anni ma ho
ancora vivo il ricordo della breve esperienza vissuta (con il decanato si era
infatti deciso di partecipare
solamente alla Veglia del sabato e alla Santa Messa della domenica con il Papa). In quell’occasione ho avuto modo di approfondire alcune amicizie, di scoprirne di nuove e di avvicinarmi agli amici del decanato. Tornata a casa ero decisa a rivivere le emozioni provate, la gioia nel poter condividere (anche se in parte) la Fede e la voglia di incontrare Gesù con migliaia e migliaia di giovani tanto diversi da me... Purtroppo non ho avuto l’occasione di partecipare all’evento del 2008 a Sydney ma durante tutti questi anni, prima di partire per Madrid il mio percorso educativo, di Fede e spirituale è stato ricco di esperienze uniche e di crescita interiore.
solamente alla Veglia del sabato e alla Santa Messa della domenica con il Papa). In quell’occasione ho avuto modo di approfondire alcune amicizie, di scoprirne di nuove e di avvicinarmi agli amici del decanato. Tornata a casa ero decisa a rivivere le emozioni provate, la gioia nel poter condividere (anche se in parte) la Fede e la voglia di incontrare Gesù con migliaia e migliaia di giovani tanto diversi da me... Purtroppo non ho avuto l’occasione di partecipare all’evento del 2008 a Sydney ma durante tutti questi anni, prima di partire per Madrid il mio percorso educativo, di Fede e spirituale è stato ricco di esperienze uniche e di crescita interiore.
L’aver deciso di partecipare
alla Giornata Mondiale della Gioventù quest’estate non è stato scegliere dove
passare le vacanze, ma con chi trascorrere momenti di profonda comunione. Sì,
perché oltre al divertimento e allo stare bene insieme, ho sperimentato quanto
sia bello avere Dio nel cuore e condividerlo con le persone che ti sono vicine,
proprio quelle persone che sono cresciute con te, che sanno chi sei e che ti
stimano e ti vogliono bene senza prendere nulla di più di ciò che puoi dare.
Ogni piccolo gesto è stato per me fonte di gioia; per questo ringrazio Dio per
il dono dell’amicizia e per tutti coloro che hanno condiviso con me queste
giornate.
Il momento più intenso che ho
vissuto e che ricordo con particolare emozione è il giorno della via Crucis.
Dopo esserci recati nei pressi di una piazza dove sarebbe passato il papa, col
don abbiamo deciso di sistemarci e occupare un po’ di posti sull’asfalto
rovente. Nonostante fossimo all’ombra il caldo si faceva sentire, e il clima di
festa che invadeva la piazza e le vie vicine era travolgente. È bastato un
attimo, il canto iniziale, per trasformare tutto in silenzio e preghiera.
Eravamo decina di migliaia di giovani, raccolti nel silenzio, nell’ascolto e
nella preghiera. A parole è davvero difficile raccontare e trasmettere le
emozioni che ho vissuto durante quelle 14 stazioni, sicuramente non
dimenticherò mai l’immagine dei giovani che portavano la croce per le vie di
Madrid, dai giovani dell’Iraq, di Haiti ai giovani disabili.
Questi giorni li porterò sempre
nel cuore, ho potuto soffermarmi di più su me stessa, sulla donna che sto
diventando, e sul futuro che si sta aprendo davanti a me. Siamo sempre chiamati
a fare delle scelte e non sempre è così facile intuire quale sia quella giusta,
ma grazie a questa esperienza, alle preghiere fatte insieme, alle parole
sentite durante le catechesi, le omelie e i vari discorsi del papa, sono
arrivata alla conclusione che era arrivato il momento di un cambiamento nella
mia vita. Scegliere di andare a vivere a Milano è proprio il frutto di questo
cammino, un cammino che non si è esaurito solo nei giorni della GMG, ma che ha
trovato risposta proprio in questa esperienza. Ho deciso di mettere davanti a
tutto la mia vita, concludere gli studi, e aprirmi a nuove prospettive trovate
in università. Ora dopo quasi un mese, posso dire che Dio mi vuole davvero
bene, perché lo sento vicino più che mai e questa scelta, all’inizio un po’
faticosa, si sta rivelando una grande occasione di crescita interiore.
Vorrei concludere con le parole
che il papa ci ha rivolto durante la veglia del sabato sera: “Non conformatevi
con qualcosa che sia meno della Verità e dell’Amore, non conformatevi con
qualcuno che sia meno di Cristo.”
Silvia Corriere
Questa per me è la Terza GMG (Roma – Colonia – Madrid). È stato interessante
confrontare la mia esperienza con quella di chi magari affrontava la sua prima
giornata mondiale. Sapevo a cosa stavo andando in contro; altri invece si sono
fidati ed hanno accettato di aggregarsi ad una “vacanza” tutt’altro che
riposante.
A differenza delle altre, questa è stata quella che ho vissuto in maniera
più intensa, dalla quale porto a casa non solo delle forti emozioni, ma anche
dei pensieri, delle riflessioni approfondite. Ne descrivo tre, prendendo spunto
sia dalle catechesi che dai momenti più intensi ed importanti della GMG.
Il primo si riferisce al tema che è risuonato in continuazione durante le
giornate trascorse:
Fermi nella fede, fondati e radicati in Cristo.
Collegandomi al brano di Vangelo in cui Gesù cammina sulle acque, saliamo
sulla barca assieme ai discepoli. Il mare è in tempesta e loro si sentono
perduti, intrappolati. Ad un tratto Gesù
va verso di loro camminando sulle acque e Pietro cosa fa? Si fida di Gesù e,
camminando sulle acque e si reca verso di Lui. Ma appena dubita comincia ad affondare.
Perso l'orientamento di Gesù, Pietro è sopraffatto dalla paura! Ed è qui
che sta il punto: con Gesù accanto, anche se ci sono le onde, non abbiamo e non
dobbiamo avere paura! Se la nostra vita è orientata verso di Lui, non c'è male
che possa vincerci! Fermi e radicati nella Fede in Cristo Gesù, nostro amico e
nostro Signore!
Le altre due immagini che porto nel cuore, sono legate ad emozioni
personali.
La prima mi accompagna da tutte le GMG che ho vissuto: il Silenzio. Sembra
un’assurdità, lo so, però vi assicuro che è veramente impressionante trovarsi
in due milioni di persone ed ascoltare tutto il giorno i canti, gli slogan
carichi di allegria in tutte le lingue possibili ed essere avvolti da un
silenzio altrettanto assordante nel momento in cui il Papa Benedetto solleva al
cielo L’Eucaristia. Lì si parla tutti la stessa lingua. Io invito chiunque, in
quel momento a provare a credere che Gesù non sia in mezzo a noi. Chiudere gli
occhi e rendersi conto di essere radunati per Lui. Penso sia una testimonianza
importante agli occhi di chiunque abbia anche solo per sbaglio acceso, da casa,
la televisione ed osservato per qualche secondo le immagini trasmesse.
E da quelle emozioni così intense traggo uno spunto di riflessione che è
anche un impegno che mi sono posto. Quel Gesù che in mezzo a due milioni di
persone, nelle mani del Papa mi ha fatto “venire la pelle d’oca” è proprio lo
stesso che qui, a Sesto Calende, ricevo durante l’Eucaristia. Sarebbe bello
riuscire a provare le stesse emozioni, a vivere sempre con quell’intensità il
momento della comunione domenicale.
Spero di riuscire a portare sempre nel cuore queste emozioni e queste
riflessioni e a farle crescere ed essere sempre più radicate in me! La testimonianza
di questi due milioni di giovani, partendo ovviamente da noi, deve risuonare sì
nel mondo, ma soprattutto nostre comunità e nei nostri giovani.
Il nostro impegno è essere radicati in Cristo, riscoprire la bellezza e
l’importanza della vita spirituale e sforzarci di testimoniare e credere in
Gesù anche quando sembra di affondare, perché in fondo Lui è sempre pronto e
stendere la sua mano verso di noi e a riportarci in salvo.
Sono lieta di esser qui con voi per
parlare della sfida educativa, qualcosa che non solo mi sta a cuore ma è parte
della mia esperienza professionale quotidiana; da infatti tre anni lavoro come
docente presso il Centro Studi Angelo Dell'acqua.
Da tempo i Vescovi hanno esposto
l'urgenza di affrontare ed approfondire il tema educativo, hanno infatti scelto
come Orientamento Pastorale per il decennio da poco iniziato la sfida
educativa: responsabilità e Grazia. Grazia perché significa continuare a comunicare
il Vangelo in un mondo che cambia. Responsabilità perché educare non è mai
un'esperienza facile, programmabile a tavolino e ancor più oggi si tratta di
accettare la sfida che viene dalla complessità spesso contraddittoria della
cultura e della società.
Come segnala il Papa l'educazione
costituisce oggi un'urgenza, o meglio un'emergenza, che rimane una sfida a
lungo periodo che superi il variare delle situazione, delle idee, degli
interessi.
Si sente spesso parlare di crisi dei
valori, di crisi della cultura post-moderna, occorre cambiare rotta, bisogna
far sì che i valori non rimangano parole vuote, inculcate a forza o che si
impongano da sé, i valori invece devono essere innanzi tutto testimoniati. Così
come sottolinea il nostro Arcivescovo, il quale trova nella testimonianza
personale il fattore chiave di un vero insegnamento. “L'educazione – dice
Scola – riesce non quando si applicano correttamente determinati
modelli, ma quando l'educatore e l'educando si giocano in un libero
coinvolgimento personale (…) - prosegue il cardinale - L'educatore è
dunque chiamato ad auto esporsi, a testimoniare nella sua persona la bellezza
dei valori che propone”.
Si deve stabilire un rapporto educativo,
che è un incontro, una relazione in cui si instaura il dialogo tra due persone.
In questa relazione l'educatore deve mettersi nei panni dell'altro, deve
ri-volgersi verso l'altro che è altro da noi ma che è soprattutto un volto, una
storia.
E' dall'incontro di
due libertà, quella dell'educatore e quella dell'educando che si ottiene un
successo verso il fine educativo che è quello di stimolare la
capacità critica, il gusto della ricerca del domandare del proprio
senso della vita, è un porre l'attenzione sull'esigenza tutta umana di
contemplare il bello, il vero, il bene.Con San Tommaso dico che niente è più
grande in natura che l'esser persona e quindi educare significa formare la
persona, senza cambiarla, ma rendendola consapevole della propria unicità,
sviluppando la capacità di orientarsi nella vita, di trovarvi significati e
motivi di impegno e fiducia. Educare non significa dire quale cammino
percorrere, ma è un consegnare gli strumenti critici per valutare la direzione
del proprio cammino.
Come dicevo all'inizio educare non è mai
un'esperienza facile, è un mettersi sempre al servizio dell'altro facendo di
questa sfida educativa una sfida co-educativa poiché come dice Gilles Deluze: maestro
non è chi dice “fai così” ma “fai con me” in un dialogo autentico di fiducia,
libertà e disponibilità.
Quando inizio un anno scolastico
dico a miei ragazzi che sono come dei diamanti grezzi, in essi c’è già
tutta la bellezza e tutto ciò che li rende preziosi, a me il grato compito di
aiutarli a togliere ciò che gli impedisce di rivelarsi per il bene che sono.
Marta Balzarini
Simona: Buona sera a tutti,
siamo Simona e Stefano.
Abitiamo ad Oneda, siamo
sposati da 15 anni con due figli: Samuele di 13 anni e Federico di 11. Fin da
bambini siamo cresciuti nelle nostre rispettive parrocchie: Stefano in quella
di Oriano, io in quella di Taino. Abbiamo frequentato entrambi l’Oratorio,
siamo stati membri del Consiglio Pastorale e poi crescendo ci siamo dedicati a
varie forme di volontariato.
Stefano: Io da quasi 30 anni lavoro
nelle case di riposo come cuoco (da 12 qui a casa Sant’Angelo dalle “mie”
suore) e Simona in ospedale come infermiera da 15 anni. Ci siamo conosciuti e
fidanzati nel 1993 e sposati nel 1996. Ricordiamo con gioia gli anni del
fidanzamento. Anche se solo fidanzati partecipavamo al gruppo famiglia. Nel
1994 presenziai alla beatificazione di Gianna Beretta Molla a Roma. Da lì i
coniugi Molla sono stati per noi un esempio di sposi e genitori. Nel 1998 nasce
Samuele tanto desiderato e atteso, nel 2000 nasce Federico, il più piccolo
della casa! Siamo così una famiglia vera.
Simona: Essere diventati
genitori per noi è stato un grande dono e per questo ringraziamo continuamente
Dio Padre e ci affidiamo a Gesù nel crescerli e seguirli, avendo la certezza
che non ci abbandona mai. È proprio questa certezza che vogliamo trasmettere ai
nostri figli. Ci ricordava un sacerdote: «I figli non sono vostri; voi
collaborate con Dio nel procrearli, li custodite ma sono di Dio». E allora,
perché disperare? Dove non arriviamo noi, arriverà Gesù. È a Maria Santissima
che ci rivolgiamo per le malattie, per le difficoltà della vita matrimoniale e
per ogni problema.
Stefano: Dopo la frequentazione
dell’asilo, eccoci alla scelta delle scuole elementari. Proposi io a Simona di
mandarli dalle suore (come si diceva prima) ma eravamo titubanti per le rinunce
economiche che avremmo dovuto fare. Dopo averci pregato sopra facemmo questo
passo e tuttora entrambi frequentano il Centro Studi Angelo dell’Acqua (Samuele
la III media, Federico la I media).
Simona: È stata una scelta
impegnativa e carica di aspettative. Noi ci aspettavamo che questa Scuola
prestasse attenzione al singolo alunno tenendo conto delle potenzialità, dei
limiti, che fosse attenta alle varie problematiche, che ci fosse un clima
sereno e che ci fossero degli interlocutori disponibili oltre che
all’attuazione dei programmi. Grazie ad alcune problematiche sorte con uno dei
nostri figli abbiamo potuto constatare che la nostra fiducia era stata ben
riposta.
Stefano: Per noi quattro la vita
parrocchiale è un po’ al centro della nostra vita. Prima di decidere per un
weekend o una gira si consulta il Faro o il FarOratorio per non mancare agli
appuntamenti. Crediamo che la comunità cristiana dove tutti si sentano accolti, amati,
accettati, compresi e dove ognuno possa avere l’opportunità di far fruttare i
propri talenti sia fondamentale per un paese. Quante amicizie, quanti rapporti
veri! L’ho sperimentato proprio durante questi giorni di degenza in ospedale.
Quante visite, telefonate, ringrazio qui tutti coloro che sono venuti a
trovarmi o hanno offerto la loro preghiera. In quei momenti capisci che quel
poco di bene che hai fatto ti torna indietro. In quel periodo mi è capitato di
rafforzare un rapporto di amicizia con un amico molto malato. Io e la mia
famiglia pregavamo per lui e lui pregava per noi e questo era di conforto per
entrambi. Capii in quei giorni di ospedale che il Signore mi stava chiedendo
qualcosa, ma cosa? Mi voleva fermare e mi sono fermato soprattutto a pensare
alla mia famiglia, alla mia vita. Mi stava chiedendo di fidarmi di Lui, della
sua parola e della sua volontà. Era inutile disperarsi. Dovevo offrire a Lui
ogni giornata e ogni mia sofferenza. Così facendo non mi sono mai pesati i
giorni di degenza e continuavo a pensare a chi stava peggio di me. Nella
difficoltà impari a non dare nulla per scontato e impari che ogni cosa è un dono.
Così pure il prossimo intervento lo affido totalmente a Lui, fidandomi
completamente di Lui.
Simona: L’augurio che vogliamo
fare a don Luigi, al suoi collaboratori e a noi per questo nuovo anno pastorale
è che lo Spirito Santo ci illumini e ci faccia crescere nella nostra comunità.
Tante persone e famiglie sono disposte a dare il loro tempo per la parrocchia,
l’Oratorio, la Scuola e il Consiglio Pastorale. Facciamoci l’augurio che si
rinforzino o nascano occasioni dove
oltre all’ascolto della parola ci si possa confrontare, sostenere e crescere
nell’amore e nel rispetto reciproco per riuscire ad essere come singoli e
comunità testimoni dell’amore di Dio e portare il Vangelo in ogni ambito della
vita. Dato che noi facciamo parte della Chiesa peregrinante siamo in costante
cammino e dobbiamo essere disposti alla conversione continua del cuore e
rinnovare i nostri “sì” alla volontà di Dio.
Stefano: Ricevere Gesù eucarestia
è l’apice della nostra vita. Grazie a questo cibo reale, Gesù entrando in me mi
trasforma in Lui e so che se sono docile all’azione dello Spirito Santo lui
potrà compiere meraviglie. Per me il poter portare Gesù eucarestia agli
ammalati è una grazia che il Signore ha voluto farmi in questi anni. Ogni volta
che posso compiere questo gesto o nelle case o durante la Santa Messa, lo
ringrazio perché posso svolgere un servizio e farmi strumento d’amore per i
fratelli.
Scrivendo questa
testimonianza ci siamo resi conto che in fondo la famiglia, la Scuola
cattolica, la comunità cristiana, la Chiesa sono tutte espressioni dell’amore
di Dio che opera affinchè tutte le anime possano ritornare a Lui.
È bello pensare che ogni
creatura pensata fin dall’eternità da Dio e tessuta nel grembo della madre,
venga affidata ad una famiglia dove cresce nell’amore, poi con il Battesimo
entra a far parte della Chiesa e quindi accolta dalla comunità.
Simona: Ringraziamo i nostri
sacerdoti passati, presenti e futuri per tutte le occasioni di crescita che ci
hanno offerto perché è solo grazie a loro che, per mezzo dello Spirito Santo,
abbiamo Gesù qui in terra in quel pane bianco che è il centro della nostra
vita, e possiamo avvicinarci al sacramento della riconciliazione. Sosteniamo
quindi i nostri sacerdoti con la preghiera, affinchè possano svolgere al meglio
il loro ministero trovando intorno a loro un terreno fertile che se ben
seminato porti molto frutto.
Caro don Luigi, credo
che il lavoro non mancherà, ma credo che noi tutti nella misura in cui siamo
capaci, collaboreremo con te e gli altri sacerdoti affinchè la comunità,
l’Oratorio e la Scuola possano crescere sempre di più.
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