Appena arrivati siamo stati accolti da un volontario che collabora
con Caritas e che si occupa di far
conoscere la storia della Masseria. Ci ha spiegato come la famiglia Valle,
ex-proprietaria della masseria e di tantissime altre case, famiglia affiliata
alla ‘Ndrangheta calabrese, avesse costruito intorno a sé un circolo vizioso
basato su favori, offerte di lavoro in cambio di complicità e omertà.
La famiglia Valle si occupava principalmente di slot machine
truccate e di prestiti a tassi di usura.
La masseria era un quartier generale della ‘Ndrangheta
mascherato da ristorante con lo scopo del riciclaggio.
Il ristorante era organizzato per svolgere tutte le funzioni
di cui una famiglia malavitosa ha bisogno: stanze interrate dove la famiglia
riceveva i vari debitori, celle per ospitare i vari latitanti in fuga dalla
giustizia, una piccola stalla per allevare cavalli (simbolo della potenza delle
famiglie della ‘Ndrangheta), un grande numero di tavoli e coperti per poter
simulare un alto numero di clienti e quindi la possibilità di riciclare sempre
più soldi.
Molto toccante il racconto riguardante la donna grazie alla
quale lo stato ha potuto fermare la famiglia Valle: nella sera in cui chiese un
prestito perse la libertà, fino a quando, dopo aver ricevuto minacce verso il
figlio, raccolse tutto il suo coraggio e denunciò questi malavitosi.
Non pensavamo che mafia e ’Ndrangheta fossero realtà così
vicine a noi. Purtroppo invece lo sono. Abbiamo capito che solo se debelliamo
l’egoismo e l’individualismo dalle nostre vite, guardando oltre al nostro orticello,
la mafia e il male possono essere eliminati.
Oggi questo luogo è diventato una sede per diverse attività
di inclusione e di accoglienza, ospita diverse associazioni ed è uno spazio
educativo rivolto a giovani e non.
Per noi ragazzi ha significato uscire dal nostro piccolo
quotidiano per conoscere meglio la realtà che ci circonda e di toccare con mano
come il bene trasforma.
Giovanni e Sapanà Di Bartolo
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