I "mazharanesi", passata una notte di riposo al caldo (troppo!), consumano un'abbondante colazione. Si recano al luogo della preghiera e scoprono che l'incontro è stato spostato nella Chiesa Protestante, poco più lontana. Ci sono polacchi, croati, bielorussi, un gruppo di italiani provenienti da Treviso e qualche autoctono. Al termine della preghiera e dell'incontro in piccoli gruppi misti, dove si riflette su alcune tematiche proposte, i 5 si avviano verso la Fiera dove incontreranno l'altro gruppo.
I "rudowesi" si svegliano dopo una notte di riposo al freddo (troppo freddo!). La colazione presso i locali della Parrocchia è stata fissata alle 7.30. Qualche problemino nella gestione degli orari della casa. In particolare i ragazzi rumeni non ne vogliono sapere di alzarsi neppure per la preghiera comune. Terminata la parca colazione, don Roberto e Mauro spiegano le difficoltà incontrate, e gli organizzatori sfrattano i giovani "transilvani", che non hanno davvero colto lo spirito di questi giorni.
La preghiera appare preparata in modo approssimativo. I canti assumono dei toni così meditativi da indurre Jojin ad un sonno ristoratore. Ci si divide nei gruppi, a Rudow ci sono francesi, polacchi, serbi, italiani, lituani e catalani. Stranamente non c'è nessun polacco nel gruppo, moderato da una giovane polinesiana che studia in Francia. Lo scambio è interessante e partecipato. Il gruppo ritorna poi alla casa per traslocare i "letti" in una stanza più calda, e riparte alla volta della Fiera.
Nonostante il ritardo, i mazharanesi aspettano i rudowesi e insieme consumiamo il "pranzo": due panini, un formaggino, una scatoletta piccolissima di patè, due biscotti, due mandarini. Alla preghiera è presente anche il priore della Comunità di Taizè, Frere Alois. Ancora una volta siamo esortati alla fiducia e alla possibilità che essa cambi il nostro modo di vivere e influenzi quello di chi ci sta accanto.
Terminata la preghiera, ci rechiamo velocemente alla stazione dei treni direzione Oranienburg. Qui visitiamo pur rapidamente il campo di concentramento di Berlino, Sachsenhausen .
Questo luogo è l'esatto contrario di quello che in questi giorni stiamo vivendo. Gli ampi spazi, le baracche ricostruite, le testimonianze dei volti, delle storie di chi lì ha perso la vita parlano di pregiudizio che diventa condanna, ignoranza che diventa legge, paura che diventa morte.
Lasciamo il campo quando è già buio, un vento forte, tagliente e gelido ci avvolge e ci riporta idealmente a quei giorni...
Il lungo tragitto in treno ci fa perdere l'appuntamento con il food ma non con la preghiera. Queste alcune delle parole che abbiamo ascoltato:
"Dicendoci che ha bisogno del nostro amore, Dio riconosce la grandezza della nostra vita e della nostra libertà".
Recuperiamo il tempo della cena e non avendo trovato altra alternativa entriamo nel Mc Donald di Charlottenburg.
Non possiamo però perdere tempo: abbiamo ancora molta strada per tornare a "casa".
Ci salutiamo con la sensazione di aver vissuto una giornata impegnativa e che sicuramente torneremo a raccontare.
A presto!
Vi ringrazio che anche quest'anno mi avere fatta partecipe della vostra esperienza di Taizé
RispondiEliminaMi congratulo del vostro ottimismo anche tra diverse difficoltà, ma soprettutto della vostra determinazione a non perdere questi appuntamenti di speciale crescita cristiana e umana.
Auguro che la ricchezza di cui state ricolmando i vostri cuori porti un soffio di vita nuova e bella nella Comunità Pasrtorale. Buon Anno
Sr Annunziata