Mi
chiamo Elisa e questo è il mio primo anno da educatrice dei Tipi Loschi.
Dal 27 al 30 dicembre è stata proposta
una vacanza a Brusson ai Preado, i quali hanno accolto l’esperienza con enorme
entusiasmo. Inizialmente ero molto spaventata dall'idea di partire e
accompagnare un gruppo così numeroso di ragazzi, sia perché non pensavo che mi
avrebbero accolto in modo tanto caloroso, sia perché avevo paura di non
riuscire a trasmettere loro tutto quello che meritavano. Al contrario, le
giornate a Brusson sono passate così velocemente tra risate, allegria e
divertimento che nessuno di noi alla fine voleva tornare a casa.
Il
tema scelto da noi Edu è stato: “UNA
VITA SPERICOLATA”. Ci è sembrato fin da subito importantissimo far capire ai
ragazzi che sono originali, che ognuno di loro ha una propria particolarità e
che non è necessario seguire la massa per essere apprezzati. Certo, non è
sempre facile star dietro Gesù e scegliere una vita umile ed essenziale,
vissuta al servizio degli altri, ma la vera gioia sta nel donare e questo è
risultato subito chiaro dopo un’esperienza così!
Durante
i momenti di riflessione, noi Edu abbiamo preparato delle testimonianze
personali, in modo che i ragazzi potessero avere degli esempi davanti e che
fosse più facile per loro cercare di attuare i consigli forniti nei momenti di
preghiera.
Nelle
esperienze come questa è fondamentale che ci sia fiducia reciproca, soprattutto
tra ragazzi ed educatori, e questo obiettivo l’abbiamo raggiunto alla grande.
Sono stati quattro giorni stupendi, che
ci hanno permesso di crescere e di maturare, oltre che di instaurare legami con
persone che ci saranno per sempre e saranno disposte ad aiutarci in ogni
momento della nostra vita.
È
stato emozionante vedere quanto i ragazzi facciano affidamento su di noi. Hanno
deciso di aprirci completamente il loro cuore, lasciarci una parte di loro che
noi abbiamo il dovere di coltivare e trattare con cura. Come fratelli e sorelle
maggiori, noi Edu abbiamo cercato di consigliarli e dar loro le nostre opinioni
su ciò che loro ci confidavano, sempre con estrema dolcezza e comprensione. Mi
risulta difficile anche solo spiegare il legame che si crea in queste
esperienze, il clima di affetto e di unione che riempie le sale della casa di
Brusson, proprio come se fosse una seconda grande famiglia pronta ad accettarti
così come sei. Quello che so è che è bellissimo vedere i ragazzi, a fine
giornata, con gli occhi luminosi e pieni di gioia perché sono stati bene e li
hai resi felici. È lì che si capisce cosa significa amare davvero, donarsi per
qualcuno. Lo capisci quando vai a letto stanco morto, distrutto dopo una
giornata sulla neve e con le ossa un po’ a pezzi, ma non ci fai neanche caso
perché provi una sensazione di pienezza e, se ascolti bene, senti un po’ il tuo
cuore che ride.
Elisa
Soldati
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