La riflessione al termine della messa é approfondimento di quanto già ascoltato nella predica. Quando stiamo decidendo dove andare a consumare il nostro pranzo al sacco don Stefano ci presenta il Rettore della Basilica che volentieri ci racconta la storia della Chiesa, del Santo e del tradizionale Palio dei Ceri. È proprio nella Chiesa del Santo Patrono che vengono custoditi i "ceri" utilizzati il 15 maggio nell'omonimo palio che consiste in una corsa tra i 10 e i 12 minuti facendo la salita fino al santuario. I ceri sono strutture che hanno un peso di circa 300 chili. Sulla sommità di ciascun cero vengono poste le statue dei santi Ubaldo, Antonio e Giorgio. Il racconto del sacerdote é appassionato e interessante. Conosciamo la storia di un Santo che per diversi secoli ha influenzato non solo il territorio di Gubbio; con ogni probabilità Francesco si reco in questa città non solo per quel fatto famoso dell'incontro con il lupo (episodio che si presta a numerose interpretazioni) ma anche perché non sapendo che cosa fare, si affida all'intercessione di questo grande santo. Anche Dante ha cantato il collegamento tra Gubbio e Assisi con queste parole:
"Intra Tupino e l'acqua che discende
del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di rietro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo.
Di questa costa, là dov' ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo talvolta di Gange.
Però chi d'esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Orïente, se proprio dir vuole."
Avremmo tutti bisogno di una pennichella ma siamo
desiderosi di scoprire i tesoro artistici-culturali della città egubina. Il
tour inizia sotto la guida arguta del nostro "'motore di ricerca"
Mauro. La nostra buona volontà viene ostacolata da porte chiuse e da un insolito
maltempo che abbassa la temperatura e ci regala la pioggia. Visitiamo comunque
la Piazza Grande resa famosa da don Roberto... Ops! Don Matteo! Saliamo poi al
duomo "Episcopus succedentibus" e tra un acquazzone e l'altro, mentre
nel cielo si disegnano fulmini e saette, sfruttiamo gli ascensori
pubblici. Tornati in Piazza Grande percorriamo le vie della città e incrociamo
la "fontana dei matti"; la guida turistica parla di una singolare
tenzone che assegnava il titolo di "Matto della città": secondo voi,
potevamo perdere una tale occasione? E quindi, dopo il Palio di Siena, non
potendo cimentarci nel Palio dei Ceri né in quello della Balestra, iniziamo il
giro forsennato intorno alla fontana. L'impressione è che siamo tutti un po'
matti.
Le ragazze si dissociano scuotendo il capo, esclamando "Che
vergogna!". La sosta ci da la possibilità di incrociare il ristorante che
sarà il luogo dove consumeremo la cena. Ma è presto e continuiamo il nostro
tour; anche quest'anno incrociamo un anziano signore che seguiamo per quasi un
chilometro senza che lui se ne accorga. La simpatica gag si allontana però
dall'itinerario stabilito dalla nostra guida. Passiamo da porta Metauro. Il
pietrone, incredibile attrazione, è semicoperto da un auto in sosta. Arriviamo
a San Domenico che conserva uno dei cicli pittorici più interessanti sulla
storia di sant'Agostino. Ci dirigiamo verso l'anfiteatro romano, optiamo per
vederlo dall'esterno e invece di dedicarci alla dimostrazione di lotta romana,
impegniamo il nostro tempo in alcune manches di "Ninja".
La stanchezza si fa sentire e, mentre attendiamo
l'orario della cena, ci riposiamo in un parco nelle vicinanze. Questa volta il
ristorante non ci riserva sorprese, tranne per Chiara che alla fine si
accontenterà di una macedonia. Tra taglieri di salumi e formaggi, gnocchi
ripieni, strangozzi e un ottimo vino rubesco, lasciamo il desco satolli e
soddisfatti! Torniamo all'ostello quando è ormai già tardi e, anche se un po'
assonnati, rinnoviamo il rito della preghiera della sera ringraziando chi, come
don Stefano e don Fausto, ci hanno regalato una nuova imperdibile giornata! A
domani.
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