martedì 6 agosto 2013

Signore, cosa vuoi che io faccia?

Ci risvegliamo riposati e pronti per affrontare la nostra prima giornata assisiana.
Ci rechiamo al parcheggio di San Giacomo, a nord-est della città. Entrati nelle mura, subito possiamo cogliere una vista sulla Basilica Superiore di San Francesco. Ma il nostro punto di partenza è la chiesa della casa delle Suore Angeline Francescane: San Giacomo in Muro Rupto! Celebriamo la Santa Messa nella festa della Trasfigurazione e prolunghiamo il momento celebrativo con una riflessione sulla vocazione di San Francesco. Don Roberto ci suggerisce di custodire e di ripetere spesso in questi giorni  la preghiera del Santo Poverello davanti al Crocifisso "Signore che cosa vuoi tu che io faccia?". Come accade spesso, viviamo questi momenti di ascolto con grande attenzione e il clima che si crea é di notevole profondità.
Siamo vicini alla Basilica di San Francesco e questa diventa la prima meta del nostro pellegrinare. Affascinati dalla bellezza della facciata che, pur nella sua semplicità, esprime tutta la capacità di invitare ad entrare nello spazio sacro siamo ancora più colpiti quando entrando nella chiesa e ammiriamo le straordinarie raffigurazioni tipiche degli edifici francescani dove le immagini diventano catechesi visiva. Così partendo dall'altare, segno di Cristo vivente, ogni parete e volta racconta storie dell'Antico e Nuovo Testamento, episodi dell'Apocalisse della vita della Madonna e dei santi Pietro e Paolo. Particolarissima la serie di "quadri" di Giotto che narrano la storia del Santo di Assisi. 
Scendiamo poi nella Basilica Inferiore che immediatamente non dona lo slancio verso il cielo che abbiamo trovato nella basilica superiore ma, introdotti dalla visita alla cappella delle reliquie e progressivamente introdotti nel clima più austero di questa chiesa, ci prepariamo all'incontro con San Francesco. Ci fermiamo in preghiera intorno alla tomba e ciascuno eleva al Padre la propria intercessione.
Mentre andiamo a cercare un luogo dove mangiare, don Roberto si perde in una delle sue divagazioni: chissà dove sarà?!?!? Ci accontentiamo di un locale dove consumare un pranzo molto essenziale, cibi "tipici": cotoletta, insalata, farro, pollo... 
Vorremmo salire i 4 chilometri che ci conducono all'Eremo delle Carceri ma temiamo che il caldo non faccia svenire solo Chiara. Raggiunto il luogo sacro, iniziamo la visita. Qui Francesco usava ritirarsi per periodi di più rigorosa penitenza e silenzio. Attraversiamo gli strettissimi e angusti passaggi che costituiscono il convento voluto da San Bernardino da Siena. Sostiamo poi nel bosco nel quale è incastonato l'eremo. Dribblato un venditore ambulante che decantando la sua "torta al testo" voleva rifilarcene delle porzioni per merenda (per notizie sulla torta al testo chiedere a Silvia!), riprendiamo i nostri automezzi e ci dirigiamo a San Damiano. Siamo quasi alla chiusura, pertanto la visita è veloce, tempo sufficiente però per intuire la grandezza di Santa Chiara che qui visse dal 1208 al 1253. Ma di questa straordinaria figura di donna parleremo nei prossimi giorni!
Abbiamo tempo anche di fermarci in un luogo meno conosciuto ma ugualmente importante nella storia degli inizi del francescanesimo. La piccola frazione di Rivotorto è caratterizzata da un santuario che custodisce la memoria della prima abitazione di Francesco e dei suoi primi compagni prima di spostarsi alla Porziuncola. L'antico tugurio ci riporta a una storia fatta di essenzialità e semplicità e che fin dall'inizio ci rivela il desiderio di radicalità evangelica del Santo di Assisi. Torniamo quindi all'ostello in tempo utile anche per fare una nuotata nella "piscina olimpionica" del VicTor. Dopo doccia, pedicure e make-up, torniamo in città per la cena nella Locanda del Podestà: il menù prevede stringozzi cacio e pepe e al tartufo, tagliata e salsiccia (salatissima!!!), il tutto accompagnato da un buon rosso di Montefalco. Abbiamo tempo anche per visitare la piazza del Comune e percorrere alcune vie incantate della città. 
Concludiamo anche questa giornata ringraziando per tutto il bene ricevuto. Abbiamo l'impressione che anche queste giornate ci possano aiutare a costruire il nostro futuro.

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