Nel nostro itinerario non poteva certo mancare una visita alla città di
Gubbio. Abbiamo prenotato la possibilità di celebrare nella cattedrale di
Sant'Ubaldo, vescovo della città nell'XI secolo. Prima di partire ritorniamo al
CRAI di Villa Viole e nuovamente, gentilissimi, compriamo i nostri panini
imbottiti. Ci fidiamo di TomTom che ci indica una strada passante tra diversi
paesi con nomi curiosi... Arrivati in città saliamo subito alla
Basilica/Santuario del Santo Patrono. Incontriamo don Stefano, il vice rettore,
che ci indica una graziosissima cappella dove poter celebrare e vivere il
nostro momento di riflessione. Oggi é memoria di Santa Teresa Benedetta della
Croce (Edith Stein) patrona d'Europa. Don Roberto durante l'omelia propone una
catechesi/istruzione sull'Eucaristia. "
Durante la consacrazione
guardate e ascoltate quello che fa e dice il sacerdote, in quel momento vi
viene consegnato un dono e voi non potete guardare altrove. In quel momento Dio
obbedisce all'uomo anche se quel sacerdote fosse il più indegno tra gli uomini
perché in quel gesto e in quelle parole c'è il desiderio di Dio di farci
partecipare della sua stessa vita".
La riflessione al termine della
messa é approfondimento di quanto già ascoltato nella predica. Quando stiamo
decidendo dove andare a consumare il nostro pranzo al sacco don Stefano ci
presenta il Rettore della Basilica che volentieri ci racconta la storia
della Chiesa, del Santo e del tradizionale Palio dei Ceri. È proprio nella
Chiesa del Santo Patrono che vengono custoditi i "ceri"
utilizzati il 15 maggio nell'omonimo palio che consiste in una corsa
tra i 10 e i 12 minuti facendo la salita fino al santuario. I ceri sono
strutture che hanno un peso di circa 300 chili. Sulla sommità di ciascun cero
vengono poste le statue dei santi Ubaldo, Antonio e Giorgio. Il racconto del
sacerdote é appassionato e interessante. Conosciamo la storia di un Santo che
per diversi secoli ha influenzato non solo il territorio di Gubbio; con
ogni probabilità Francesco si reco in questa città non solo per quel fatto famoso
dell'incontro con il lupo (episodio che si presta a numerose interpretazioni)
ma anche perché non sapendo che cosa fare, si affida all'intercessione di
questo grande santo. Anche Dante ha cantato il collegamento tra Gubbio e Assisi
con queste parole:
"Intra Tupino e l'acqua che discende
del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di rietro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo.
Di questa costa, là dov' ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo talvolta di Gange.
Però chi d'esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Orïente, se proprio dir vuole."
Scopriamo esserci anche un legame tra questa chiesa e la nostra diocesi.
Furono i soldati di ventura a portare in questa terra il culto di sant'Ambrogio
e dei Santi Protaso e Gervaso, ai quali era dedicata la primitiva chiesa
costruita sulla montagna. Infine, don Fausto ci motiva il fatto che il santo
patrono non sia sepolto nel cuore della città indicando come spesso le montagne
fossero luogo di rifugio per eretici e seguaci di correnti esoteriche. La
presenza del santo era vista quindi come presidio nei confronti di queste
presenze negative! Quando usciamo all'aperto siamo sorpresi da alcune
gocce d'acqua che ci inducono ad accettare l'ospitalità del rettore che ci
mette a disposizione l'antico refettorio con dell'acqua e la possibilità di
accedere a dei bagni.
Avremmo tutti bisogno di una pennichella ma siamo
desiderosi di scoprire i tesoro artistici-culturali della città egubina. Il
tour inizia sotto la guida arguta del nostro "'motore di ricerca"
Mauro. La nostra buona volontà viene ostacolata da porte chiuse e da un insolito
maltempo che abbassa la temperatura e ci regala la pioggia. Visitiamo comunque
la Piazza Grande resa famosa da don Roberto... Ops! Don Matteo! Saliamo poi al
duomo "Episcopus succedentibus" e tra un acquazzone e l'altro, mentre
nel cielo si disegnano fulmini e saette, sfruttiamo gli ascensori
pubblici. Tornati in Piazza Grande percorriamo le vie della città e incrociamo
la "fontana dei matti"; la guida turistica parla di una singolare
tenzone che assegnava il titolo di "Matto della città": secondo voi,
potevamo perdere una tale occasione? E quindi, dopo il Palio di Siena, non
potendo cimentarci nel Palio dei Ceri né in quello della Balestra, iniziamo il
giro forsennato intorno alla fontana. L'impressione è che siamo tutti un po'
matti.
Le ragazze si dissociano scuotendo il capo, esclamando "Che
vergogna!". La sosta ci da la possibilità di incrociare il ristorante che
sarà il luogo dove consumeremo la cena. Ma è presto e continuiamo il nostro
tour; anche quest'anno incrociamo un anziano signore che seguiamo per quasi un
chilometro senza che lui se ne accorga. La simpatica gag si allontana però
dall'itinerario stabilito dalla nostra guida. Passiamo da porta Metauro. Il
pietrone, incredibile attrazione, è semicoperto da un auto in sosta. Arriviamo
a San Domenico che conserva uno dei cicli pittorici più interessanti sulla
storia di sant'Agostino. Ci dirigiamo verso l'anfiteatro romano, optiamo per
vederlo dall'esterno e invece di dedicarci alla dimostrazione di lotta romana,
impegniamo il nostro tempo in alcune manches di "Ninja".
La stanchezza si fa sentire e, mentre attendiamo
l'orario della cena, ci riposiamo in un parco nelle vicinanze. Questa volta il
ristorante non ci riserva sorprese, tranne per Chiara che alla fine si
accontenterà di una macedonia. Tra taglieri di salumi e formaggi, gnocchi
ripieni, strangozzi e un ottimo vino rubesco, lasciamo il desco satolli e
soddisfatti! Torniamo all'ostello quando è ormai già tardi e, anche se un po'
assonnati, rinnoviamo il rito della preghiera della sera ringraziando chi, come
don Stefano e don Fausto, ci hanno regalato una nuova imperdibile giornata! A
domani.